Le cosiddette “lettere”: cosa sono, cosa fare?
Tralasciando email tipicamente commerciali, contenenti offerte per la registrazione di nomi a dominio e servizi correlati, le comunicazioni ricevute dalle aziende inerenti nomi a dominio sono principalmente di tre tipi:
a) richiesta di “aggiornamento dati”: una lettera, scritta in italiano, richiede all’azienda già titolare di un nome a dominio di autorizzare operazioni di “aggiornamento dati” presso organizzazioni con una denominazione similare ad un registro. Tale tipo di lettera non rende immediatamente evidente un’offerta commerciale che non coinvolge nessun tipo di registro riconosciuto. L’offerta consiste esclusivamente nell’inserimento del nome a dominio in un elenco / database verso pagamento di un corrispettivo di svariate centinaia di euro. Dopo la sottoscrizione, l’azienda si trova al massimo a dover pagare una fattura piuttosto salata, ma, solitamente, non ci sono rischi per i propri nomi a dominio.
Se avete ricevuto una lettera da parte di un sedicente “registro italiano in internet”, la lettera fa parte di questo primo sottoinsieme
b) richieste di rinnovo che mascherano operazioni di trasferimento: una cartolina o una lettera scritta in inglese oppure in un italiano “claudicante”, induce il ricevente a sottoscrivere un rinnovo del proprio nome a dominio. In realtà l’accettazione dell’offerta determina anche un cambio mantainer/registrar quando non addirittura un cambio owner (cambio di proprietà del dominio stesso). La sottoscrizione di questo tipo di comunicazione può essere pericolosa in quanto può dare luogo anche alla perdita dei nomi a dominio con notevoli difficoltà di recupero successivo.
c) manifestazione di interesse / richiesta autorizzazione: un messaggio di posta elettronica in inglese, solitamente proveniente da paesi dell’est asiatico, informa l’azienda destinataria sull’interesse, da parte di una azienda locale, di registrare il nome a dominio corrispondente alla ragione sociale e/o al nome di alcuni suoi prodotti. Nel caso di risposta contenente un diniego o una diffida da parte dell’azienda contattata, il nome dominio viene generalmente registrato nell’arco di 8/15 giorni , assegnandolo solitamente ad un trust locale. Tale comportamento viene reso possibile dalla necessità di avere una presenza locale all’estero per l’azienda italiana e dalla mancanza di regole di “alternative dispute resolution” per il recupero veloce del nome a dominio. Ciò induce l’azienda contattata ad acquistare il nome a dominio dal trust a caro prezzo. L’alternativa è di sobbarcarsi contenziosi internazionali sempre fastidiosi e onerosi per bloccare possibili comportamenti dannosi all’immagine aziendale quando non addirittura lesivi della concorrenza.
Conclusioni
Moltiplicare i propri segni distintivi nel mondo, mediante l’acquisto di nomi a dominio internazionali, è – grazie al world wide web – un’arma importante per la conquista dei mercati globali. Utilizzare un nome a dominio in lingua locale, offre infatti maggiore immediatezza nel raggiungere il proprio sito, il proprio catalogo prodotti, le proprie applicazioni e – in definitiva – maggiori probabilità di nuovi business e di fidelizzazione della clientela esistente. Aumentano inoltre la notorietà del brand “online” e soprattutto l’affezione a questo da parte del pubblico.
Il pericolo, in mancanza di strategie adeguate, senza la necessaria conoscenza dei meccanismi che regolano il sistema dei nomi a dominio, è di doversi difendere in ambito internazionale per la tutela di propri diritti, quando basterebbe applicare il solito principio: “prevenire è meglio che curare”.